Siamo da tempo abituati a considerare le aziende come la Ford o la Mercedes, come attori mondo, capaci di affrontare complessità e globalità.

Multinazionali e mercati finanziari sono i soggetti che solitamente individuiamo come legati alla mondializzazione dell'economia, mentre piccole e medie aziende e distretti vivono come relegati alla dimensione regionale europea.

Quello che sta avvenendo è in realtà una nuova divisione internazionale del lavoro, dove aree e distretti di piccole aziende si affacciano direttamente sulla competizione internazionale affrontando il "mercato mondo" come realtà locale.

Il percorso in atto mette in evidenza i limiti e la debolezza delle funzioni aziendali dei distretti e l'immediatezza del ciclo del prodotto in tutte le sue fasi, esposto alla differenza non solo di fuso orario, ma soprattutto di differenziali competitivi.

Naturalmente in questa "esposizione" del ciclo del prodotto alla differenza di competizione, il costo del lavoro è critico ma non è assolutamente determinante, o meglio è inversamente proporzionale alla "cooperazione infradistretto".

Ovvero quanto più il distretto esprime dentro e fuori le aziende le funzioni alte d'impresa, così riesce a galleggiare nella competizione e ad esprimere una piattaforma socioeconomica attiva e "multinazionale".

Il concetto di distretto multinazionale è l'innovazione, con tutti i connessi relativi alle reti mondo.

Questo lavoro rappresenta uno spaccato di come le filiere "legno-arredo" e "macchine lavorazione legno" rispondono a queste dinamiche all'interno del contesto emiliano romagnolo.

La risposta del territorio è individuata attraverso la lettura incrociata di alcuni studi di caso relativi a imprese singole (Arquati e Scm Group) e realtà distrettuali (mobile imbottito di Forlì e macchine per la lavorazione del legno a Carpi), analizzandone criticità, similarità, punti di forza e allo stesso tempo delineando una serie di possibili percorsi di sviluppo.